Collettiva d'arte "Luce - ombra - segno & materia"
dal 15 aprile al 2 maggio 2023
Galleria GARD, Via dei Conciatori 3i - ROMA


PUNCTUM
Nella realtà che ci circonda possono essere molteplici le cose che ci colpiscono, ma solo alcune di esse contengono un quid di eccezionalità. Un punto di attenzione contundente che trafigge e lacera lo sguardo e l’anima di chi guarda, di chi ne è attratto.
Da questo, nasce spesso un’ossessione compulsiva, qualcosa che non si può fare a meno di volere, sia nel bene che nel male. Sia se può donarci una piacevole sensazione, una gioia, un appagamento, sia se può arrecarci un inevitabile danno, un dolore, un disgusto.
Ma è ineludibile. Se esiste questa forma di attenzione, la sua forza espansiva dilaga e contamina tutto il resto: esiste solo quel piccolo, potente, invincibile, punctum. Lì ci soffermiamo, attratti da qualcosa di inspiegabile e intangibile, intrappolati nel vortice discendente dei meandri della nostra mente.
Non esistono ripari in cui nasconderci, se qualcosa riesce ad attrarci a tal punto. Il nodo della questione è che in realtà siamo noi stessi a non volervi sfuggire. Per tutti noi esiste un qualcosa, nemesi della nostra ratio, capace di scatenare la nostra ossessione; un qualcosa a cui non possiamo, non vogliamo, rinunciare. E le ossessioni fanno male, ci offuscano la mente, non ci fanno respirare. Arrivano inaspettatamente, catturano la nostra attenzione e improvvisamente non esiste null’altro. Se esistesse solo l’aria non potremmo alimentarci, se esistesse solo l’acqua non potremmo respirare. Contundente come un fuso, affilata come una lama in un mondo di bambagia dove tutto è soffice. L’ossessione è così: ti fa dimenticare del resto, anche se il resto è vitale, anche se il resto ti permetterebbe di nutrirti di quell’ossessione, così dolce e così amara al tempo stesso.
Pericolosa è l’ossessione per le menti guidate dall’ardore. Quando le braci sono spente, ci si accorge di aver perso il vero punto focale.

Questo dittico fa parte del progetto Synaesthesia e che nasce dalla voglia di accostare due modi di interpretare la realtà che vedo. Questo si traduce in un'opera composta da due diverse tecniche rappresentative, ossia pittura e fotografia. Musa ispiratrice è stata la poesia Correspondances di Charles Baudelaire, di cui mi piace citare:
[. . .] Comme de longs échos qui de loin se confondent 
Dans une ténébreuse et profonde unité, 
Vaste comme la nuit et comme la clarté, 
Les parfums, les couleurs et les sons se répondent [. . .]
Charles Baudelaire

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